il cammino verso la guarigione
Cosa è il PT | Metodo Ponseti | Il tutore | Storia | Video | Link e Contatti |
Lisa
è nata presso l’ospedale S. Orsola di Brescia il 19/5/2006, affetta da piede
torto equino cavo varo supinato bilaterale congenito, dove ogni singola parola
indica una posizione scorretta del piede. Già
genitori di Cecilia di due anni più grande, nata perfettamente sana, non
avevamo mai sentito parlare di questa patologia e per noi fu una vera doccia
fredda. Nessuno,
nonostante le varie ecografie di routine, effettuate durante la gravidanza, si
era mai accorto di nulla, fui io il primo a notare i piedini “anomali” al
momento del parto, subito confermati dall’ostetrica e dal personale dell’ospedale
che minimizzò il problema, dicendo che si sarebbe sistemato tutto, senza grosse
difficoltà, anche se nessuno si sbilanciava sul dirci, in che modo e con quale
tempistica. Passai
le due notti successive alla nascita di Lisa, quasi interamente in internet,
alla ricerca di quante più informazioni riuscissi a trovare su questa “strana”
e per me del tutto nuova patologia, il piede torto congenito. Dovetti quasi subito
ripiegare su siti in lingua inglese (clubfoot) e francese (pied bot) in quanto la
documentazione italiana riguardo al piede torto congenito, risultava essere
alquanto scarsa e controversa, più mi documentavo e più trovavo interessante e
convincente una metodica chiamata “metodo Ponseti”, ideata più di cinquant’anni
fa da uno spagnolo immigrato in America, il Dott. Ignacio Ponseti. Mi
piacque subito la filosofia alla base del metodo; sfruttare le incredibili
capacità plastiche della struttura osseo-tendinea del neonato, mediante precise
manipolazioni e successive applicazioni di gessetti, atte a correggere
progressivamente, l’innaturale posizione dei piedini nel modo più graduale possibile,
ma soprattutto non invasivo e indolore per il bambino. Il
terzo giorno, appena dimessi dall’ospedale senza nemmeno passare da casa, ci recammo
presso l’Ospedale Civile di Brescia, per la visita prenotata per noi dal S.
Orsola, da un medico specialista in ortopedia infantile. Giunti
al reparto di ortopedia, il medico visitò Lisa, facendola distendere su un
lettino (ancora imbrattato di gesso) e una volta controllati entrambi i piedini
confermò la diagnosi: “trattasi di tipico
piede torto bilaterale”, dopo di che ci descrisse sommariamente la prassi
con la quale si sarebbe dovuto procedere: “inizialmente
faremo dei gessetti, uno o due, poi se farete presto a portarmi il tutore che
vi prescriverò, continueremo con quello fino al quarto mese, dopo di che eseguiremo
l’operazione”. Avendo
letto molto attentamente, durante i tre giorni successivi alla nascita di Lisa,
la documentazione ufficiale sul metodo Ponseti, che è molto scrupolosa riguardo
alla forma e alla metodica di applicazione dei gessetti, chiesi maggiori
informazioni: “ma i gessetti come saranno
eseguiti?”, il medico mi rispose: “dipende
dalla persona che sarà presente quel giorno, ognuno li fa un po’ diversi” (mi venne spontaneo
pensare, un po’ come dal parrucchiere, dipende chi ti taglia), chiesi se avesse
mai sentito parlare del metodo Ponseti; vidi il vuoto nei suoi occhi, ma quando
volli mostrargli alcune pagine che avevo stampato da internet, lo sguardo mutò e da perso si trasformò in diffidente e
sbeffeggiante, disse: “ma sa, se
ascoltassimo il parere di tutti quelli che diventano esperti con internet ...”,
dopo questa profonda perla di saggezza dello “specialista”, mi permisi di
chiedere ulteriori chiarimenti in merito all’operazione, dato che avevo visto
ed ascoltato in internet, diversi filmati di persone americane operate, ormai
adulte, che sconsigliavano vivamente l’operazione, in quanto in seguito aveva
procurato loro traumi e dolori che si propagavano fino alla schiena, con i
quali avrebbero dovuto convivere per il resto della loro vita. Chiesi: che tipo di operazione sarà? Lui mi tranquillizzò
subito (almeno secondo lui): “non si
preoccupi, la bambina camminerà, correrà, certo, il piede dopo l’operazione non
sarà bello a vedersi, ma sa con il suo grave problema è normale ...” A
questo punto lasciai che compilasse la richiesta per i tutori e per
l’operazione, ma in cuor mio sapevo già che non avremmo seguito nessuna delle
sue indicazioni, lo salutai con garbo ringraziandolo, ma la mia mente era già
altrove, dovevo trovare qualcuno che eseguisse scrupolosamente il metodo
Ponseti e il tempo stringeva, in quanto sempre secondo il Dott. Ponseti è molto
importante intervenire nei primi giorni di vita del bambino, per sfruttare al
meglio l’elasticità tipica di questo periodo. Emotivamente
sconfortati dall’incontro di quella mattina decidemmo di chiamare un medico
romano, del quale avevo trovato riferimenti in internet, che lo accreditavano
come conoscitore del metodo Ponseti, al telefono fu molto cortese e disponibile,
ci disse di lasciar passare qualche giorno in modo che mamma e figlia si
riprendessero dal parto e di recarci poi direttamente a Roma nel suo studio privato,
dove avrebbe provveduto ad eseguire personalmente i primi gessetti con l’aiuto
di un assistente. Cosi
facemmo, tralascio il racconto del viaggio in treno da Brescia a Roma con le
sue tre ore di ritardo e in metropolitana con una bambina di appena sei giorni,
per arrivare allo studio del medico. Giunti sul posto, dopo i primi convenevoli,
ci chiese di sdraiare Lisa sul divanetto della sala d’aspetto, le afferrò con
entrambe le mani i due piedini e con una manovra decisa e vigorosa esegui subito
la prima, a suo dire, “manipolazione d’assaggio”, Lisa spalancò gli occhi e urlò
come non pensavo un neonato potesse urlare, erano inequivocabili urla di dolore,
ma il medico pareva assolutamente abituato ed indifferente alla sofferenza della
bimba, disse che era solo infastidita dal sentirsi toccare, ci chiese di attendere
l’arrivo dell’assistente gessista, mentre lui nel frattempo avrebbe visitato
altri pazienti: con il senno di poi, ci risultò evidente che quella prima
manovra, fatta in quel modo, data la non presenza dell’assistente per fissare i
gessetti, fu assolutamente inutile oltre che dolorosa per Lisa. Quando venne il
nostro turno, ripeté nuovamente la “temibile manovra” e con l’aiuto di un’assistente,
applicò i primi due gessetti a Lisa, che non smise mai di urlare, per tutto il
tempo, visibilmente sofferente, questa situazione di profondo sgomento era resa
ancor più surreale dal cellulare del medico che squillava in continuazione, ed
io, su sua esplicita richiesta, dato che aveva le mani impegnate, dovevo
appoggiarlo al suo orecchio in modo che potesse sempre rispondere, un
efficienza che mi sembrò, francamente eccessiva e fuori luogo. Ultimato
il trattamento, che non mi parve per nulla delicato, ed indolore, come avevo
letto riguardo alla metodica Ponseti, ci comunicò in modo compiaciuto, di aver
avuto l’accortezza di fessurare i gessetti, per permetterci nel qual caso i
piedini si fossero gonfiati, di sfilarli in autonomia, dopo di ché si congedò,
previo lauto compenso per lui e l’assistente gessista. Scioccato per l’evidente
sofferenza di Lisa e la non
corrispondenza di trattamento con quanto avevo letto, non ebbi la forza di dire
nulla, se non chiedergli cosa ne pensasse di un medico di Milano logisticamente
a noi molto più vicino (e in cuor mio speravo meno barbaro), il Dott. Sergio
Monforte, del quale avevo trovato alcune notizie in un forum su internet, che
lo indicavano anche lui praticante il metodo Ponseti, ma che non ero riuscito a
contattare; me ne parlò bene e mi diede il suo numero di telefono, pur
dichiarandosi più che disponibile a seguire personalmente il caso di Lisa, privatamente
oppure presso il suo ospedale, previo ricovero. Il
viaggio di ritorno fu angosciante, Lisa dopo il primo “tocco di assaggio” ai
suoi piedini, da parte del medico, non smise mai di piangere, se non per brevi
svenimenti da sfinimento, le persone che condividevano con noi la carrozza del
treno, pur di non sentire più il pianto straziante di dolore della bimba, che
non cessò fino all’arrivo a casa nostra, abbandonavano i loro posti. Dopo
qualche giorno, ancora sotto shock per l’esperienza romana, contattai
telefonicamente il Dott. Sergio Monforte dell’ospedale Vittore Buzzi di Milano,
il quale con estrema disponibilità, nonostante il breve preavviso, si prodigò
per incontrarci il prima possibile, questo nell’intento di rispettare il
protocollo Ponseti, che prevede il cambio dei gessetti in successione settimanale
e il venerdì seguente eravamo nel suo ospedale. La
seduta, pur con Lisa decisamente non collaborativa, forse memore della
precedente traumatizzante esperienza, si svolse abbastanza bene, il Dott.
Monforte mediante l’aiuto di un paio di collaboratori, rimosse i precedenti
gessetti e applicò i successivi, effettuando manovre più delicate e decisamente
meno vigorose paragonate con quanto visto a Roma. Da
quel giorno, con cadenza settimanale, le cure di Lisa vennero completamente
affidate al Dott. Monforte che effettuò personalmente tutti i gessetti e la
tenotomia percutanea del tendine d’Achille (viene reciso il tendine che poi si
rimargina naturalmente per permettere una maggior dorsiflessione del piede), sfido
chiunque oggi ad individuare il segno dell’intervento (viene utilizzato un
bisturi oftalmico), a tal proposito, mi riecheggiano sempre nella mente, le
parole del medico “specialista” di Brescia: “certo il piede dopo l’operazione non sarà bello a vedersi...”;
macellaio è il termine che mi viene spontaneamente da associargli senza voler
offendere la categoria, dei macellai, ovviamente. Vi
voglio raccontare un aneddoto che mi è capitato nel ritorno da una seduta di
gessetti a Milano, arrivati nei pressi di casa ci fermammo per ristorarci con
un Kebab, mentre aspettavamo la preparazione con Lisa in braccio il “kebbabaro”
notò i gessetti della bimba e ci chiese cosa avesse, gli risposi semplicemente
che era nata con i piedi “storti”, lui replicò dicendo: “ho capito, non preoccupatevi, anche mio nipote in Pakistan ha avuto la
stessa cosa, gli hanno fatto qualche gessetto e poi ha portato delle scarpe che
gli tenevano i piedi fermi per qualche anno”, indicandoci con le mani la
posizione in cui i tutori fissano i piedi, io e mia moglie eravamo sbigottiti,
un signore del Pakistan conosceva meglio di molti blasonati medici italiani il
metodo Ponseti, in quanto nel suo paese veniva praticato di prassi! Questo
mi ha fatto pensare che forse in Italia, dietro la preferenza data
all’operazione chirurgica invasiva, a discapito di una metodica conservativa,
praticabile ambulatorialmente, potrebbe celarsi qualche interesse di natura
economica, che poco si armonizza con il massimo beneficio del paziente;
immagino che l’allestimento di una sala operatoria, sia decisamente più costoso
e di conseguenza più remunerativo per l’ospedale e come diceva qualcuno “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci
si indovina”. Passati
tre mesi di trattamento “Ponseti by Monforte”, i piedini di Lisa erano
perfetti, a questo punto come previsto dal metodo Ponseti (e dal kebbabaro J) ci vennero prescritti i tutori che Lisa avrebbe
dovuto portare, inizialmente giorno e notte per i primi tre mesi e
successivamente solo la notte, fino all’età di quattro anni, per evitare il
rischio di recidive. I
tutori che ci avevano fornito erano molto curati esteticamente, ma nonostante
tutti i nostri tentativi di mantenerli indossati a Lisa, al minimo movimento si
sfilavano continuamente ed erano mal tollerati dalla bimba: era evidente che
non assolvevano al meglio il compito per il quale venivano prescritti. Consapevoli
dell’importanza del mantenimento dei tutori, ritenuti veramente fondamentali
dal metodo Ponseti, per completare adeguatamente il trattamento ed evitare
recidive, mi misi a cercare nuovamente in rete qualche possibile soluzione. Trovai
dei tutori espressamente progettati secondo i dettami del Dott. Ponseti, prodotti
dall’azienda Americana “Mitchell Design”, scrissi subito alla responsabile per
la distribuzione in Europa, la Sig.ra Stella, una mamma inglese che aveva avuto
un figlio nato con piede torto congenito, Anthony che aveva ottenuto enorme
beneficio dall’uso di questi tutori, decise quindi di avviare un’attività
improntata alla distribuzione degli stessi e si rese disponibile a spedirmeli
in qualunque momento, dicendo di non preoccuparmi per il denaro, che avrei
potuto pagarli, solo se mi fossero andati bene e quando mi avrebbe fatto più
comodo e questo atteggiamento mi stupì positivamente. Aggiornai
l’azienda ortopedica che ci seguiva, circa le mie intenzioni di restituire i
tutori, motivando le nostre difficoltà nell’utilizzarli, in funzione di quelli
Mitchell, che avevo trovato in rete; caso volle che erano appena arrivati anche
da loro un medesimo modello campione, che il titolare avrebbe voluto testare,
ma non aveva ancora avuto modo di chiederlo a nessuno, non ci pensai un attimo e
mi offri volontario, detto fatto, il giorno seguente Lisa indossava i suoi
nuovi tutori. Finalmente non mostrava più nessun fastidio e non si sfilavano
più, sembravano fatti su misura per lei, ci parve di rivivere la fiaba di
Cenerentola, nel momento in cui le provano la scarpetta e le calza a pennello!
Per noi fu davvero un grande incoraggiamento, sapendo che avrebbero dovuto
accompagnare la vita di Lisa per i prossimi quattro anni, tirammo un bel respiro
di sollievo. Anche in questo caso, il Dottor Ponseti aveva dato un contributo determinante,
fornendo probabilmente precise indicazioni su forma e materiali per la
costruzione dei tutori. Lisa
ha sempre ben tollerato i tutori e all’età di dieci mesi ha iniziato a
camminare, ricordo benissimo la nostra soddisfazione! I suoi piedini (ora
piedoni J) non le hanno mai arrecato
dolore ne precluso nulla, sia nel gioco che nello sport, cerchiamo sempre di
incoraggiarla ad effettuare, con continuità, blandi esercizi di stretching, per
cercare di guadagnare ancora qualche grado di dorsiflessione. Manteniamo
comunque i piedi sempre controllati e periodicamente li sottoponiamo alla
supervisione del Dottor Monforte. Nel
2006 mi sono dilettato nella creazione del primo sito italiano interamente
dedicato al piede torto: www.piedetorto.it con lo scopo di fornire puntuali informazioni su quella che è considerata,
ad oggi, la miglior metodica per il trattamento del piede torto congenito, il
metodo Ponseti e per indirizzare genitori, con figli affetti da questa
patologia, nelle mani di persone esperte,
competenti ed accreditate, evitando medici che ricorrono come prima
opzione, all’operazione chirurgica invasiva o coloro i quali millantano di
conoscere la metodica Ponseti, salvo poi applicarvi personali, apparentemente
“innocenti” varianti, che ne compromettono poi il risultato finale. Il
sito negli ultimi tre anni è stato visitato da oltre 52.000 persone (dato a luglio 2013) ed è sempre
ai primi posti nella classifica del motore di ricerca Google, questo è per me
motivo di orgoglio, principalmente perché significa aver raggiunto il mio
duplice obbiettivo, evitare ad altri le difficoltà che a suo tempo mi trovai ad
affrontare per reperire informazioni in rete sul piede torto congenito ed
indicare il miglior metodo di cura. Fortunatamente nel frattempo sono nati
altri siti, forum e social network ancor più belli, ricchi di contenuti e
costantemente aggiornati, che trattano la metodica Ponseti, un segnale più che
incoraggiante sulla sua sempre maggior diffusione, nell’attesa che,
parafrasando il nostro inno nazionale: “la
sanità se desta …” Tra
i miei intenti, vi era anche quello di allungare la lista dei medici
accreditati da indicare nel sito, ma in tutta onestà, forse scottato dall’esperienza
romana, ad oggi, non mi sono ancora sentito di farlo e riporto unicamente le
credenziali del Dott. Sergio Monforte, come persona e non come rappresentate di
uno specifico ospedale, in quanto, in base alla mia personale esperienza, che
offro come garanzia è uno dei medici italiani più accreditati (se non forse il
migliore) per trattare questo tipo di patologia, per la professionalità acquisita
sul campo, con anni di esperienza diretta e stoica vocazione al miglioramento,
che gli ha permesso di curare, con successo, un incredibile numero di bambini,
spesso recuperati o forse sarebbe più giusto dire salvati, da precedenti inadeguati
trattamenti. Credo che in Italia nessun medico “onesto” possa annoverare i suoi
numeri in ambito PTC, ma mi auguro comunque di poter presto “sbloccarmi” ed aggiungere
sul sito nomi di altri medici altrettanto bravi. Quest’anno
il 12 ottobre 2013, sempre grazie alla caparbietà del Dott. Monforte si è
tenuto il primo convegno italiano dedicato al PTC: “giornata internazionale del piede torto congenito con la metodica
Ponseti”, oltre all’elevato prestigio dei relatori ed alla qualità degli
argomenti trattati, ho avuto il privilegio, insieme ad altri genitori, di
raccontare un po’ la nostra storia. Sono stato molto colpito ed emozionato, dai
sentiti ringraziamenti, ricevuti da persone a me del tutto sconosciute, semplicemente
per aver creato il mio modesto sito dicendomi: “grazie al suo sito mio figlio è stato curato al meglio”, io rigiro
questi ringraziamenti all’artefice materiale di queste guarigioni, che è il Dott.
Monforte, ma sono consapevole che internet è uno strumento che ha cambiato e
sta cambiando il mondo ed è nelle mani di tutti noi e questo mi infonde speranza
e serenità.
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